Monumenti romani

Il ponte di Pont Saint Martin

Il ponte romano  a Pont Saint Martin, oltre a dare il nome al paese, costituì, fino al 1800, il passaggio obbligato,  sul fiume Lys, per continuare il cammino verso Aosta. Esso, con la sua  arcata di 36 metri, è il maggiore ponte romano a una sola campata   esistente,   anticamente  era superato solo da quello di Traiano sul Danubio, che però fu distrutto durante le invasioni barbariche.

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Il ponte romano di Aosta

Il ponte di pietra di Aosta fu costruito durante la seconda metà dell’impero di Augusto, al momento della fondazione della città di  Augusta Praetoria ( Aosta), nel 25 a.C.Esso, lungo diciassette metri e largo sei,  era posto a circa centocinquanta metri dall’Arco di Augusto, nell’estremità orientale della città di Aosta. Anticamente sovrastava  il torrente Buthier, ma nel Medioevo un’ alluvione  deviò il corso d’acqua,  facendo perdere al ponte la sua originaria funzione.

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Il ponte-acquedotto di Pondel

Il ponte-acquedotto  Pondel (comune di Aymavilles, AO) sovrasta il torrente Grand-Eyvia e ha un’altezza di  circa 56 metri e una lunghezza di  più di 50. Fu costruito da un privato, Caio Avilio Caimo, originario di Padova, nel 3 a.C., allo scopo di convogliare  l’acqua necessaria per l’irrigazione e  per le attività legate   all’estrazione e alla lavorazione di minerale ferroso. La particolarità della costruzione di Pondel è la sua duplice funzione di acquedotto e di ponte. Si presenta, infatti, suddiviso in due livelli: un condotto superiore,  pavimentato in grosse lastre  di pietra  squadrate (lo specus) e originariamente impermeabilizzato da apposita malta idraulica, che consentiva il passaggio dell’acqua, e un camminamento inferiore, coperto, largo circa un metro, aerato ed illuminato, che consentiva il transito di uomini e animali.

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L’arco d’Augusto

L’arco di Augusto si innalza all’estremità orientale di Aosta, presso il corso del torrente Buthier, perfettamente allineato sull’asse fra il ponte romano e la Porta Paretoria, che costituiva l’ingresso orientale  della città. L’arco, costruito in blocchi di conglomerato, presenta un solo fornice di 11,40 metri di altezza sotto la chiave di volta e di 9 metri di larghezza. Costruito nel 25 a. C. per commemorare la vittoria delle truppe romane guidate del console Aulo Terenzio Varrone sui Salassi, fu in realtà un arco onorario intitolato all’imperatore  Augusto. Nel 1716 l’attico fu sostituito da un tetto d’ardesia a quattro spioventi, per evitare infiltrazioni; sotto la volta nel 1449  è stato posto un crocifisso di legno, detto del Santo volto, per scongiurare le esondazioni del torrente Buthier. Attualmente il crocifisso originale è riposto nel museo del tesoro della Cattedrale  e al suo posto c’è una copia. L’arco d’Augusto è il simbolo della città di Aosta.

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La cinta muraria di Aosta  e le torri

 Aosta ha conservato fino a oggi  quasi intatta  la cinta muraria romana. Quest’ultima  misura 727,5 metri sui lati lunghi e 574 metri  su quelli corti ed  è costituita da un solido muro in opera cementizia, fatto di ciottoli di fiume annegati nella malta e rivestito all’esterno da blocchetti di travertino. Il muro, spesso alla base quasi 2 metri, raggiungeva un’altezza di 6,5 metri  ed era coronato dal cammino di ronda munito di un parapetto merlato. Su ciascun lato del tracciato murario, in corrispondenza dei principali assi viari urbani, si apriva una porta fortificata. Il sistema difensivo era completato da 12 torri quadrangolari poste lungo il perimetro;   durante il Medioevo esse furono adibite a molteplici usi, spesso  residenziali,  e  molto  modificate. La Tour Pailleron è  una delle torri cittadine che più ha conservato le caratteristiche originarie; essa deve il suo nome al suo  utilizzo come pagliaio nel medioevo. Molto danneggiata da un incendio,  a fine ottocento fu restaurata da Alfredo d’Andrade. Molto  modificata rispetto al suo aspetto originario è invece la Torre dei Balivi, che sorge all’angolo  nord orientale della cinta muraria su una preesistente torre romana. Venduta nel 1263 dai nobili De Palatio al conte Pietro di Savoia, diventò dal 1430 residenza del balivo, l’amministratore della città, e sede del carcere. Dal 1600, quando il balivo si trasferì in un’altra sede, divenne esclusivamente  la prigione della città fino al  1984. Sottoposta a lavori di restauro, è stata eccezionalmente aperta al pubblico dal 28 novembre al 1° dicembre 2014. Diventerà presto la sede dell’Istituto Musicale di Aosta.

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Le porte romane

Come tutte le città romane Augusta Praetoria aveva una pianta quadrangolare, ancora oggi ben visibile, ed era attraversata da due  vie principali, il Decumanus maximus, da ovest a est,  e il Cardus maximus, da nord a sud. In corrispondenza di ognuno dei  due principali assi viari si apriva una porta: Porta Praetoria ( sul lato orientale),  Porta Decumana ( sul lato occidentale), collegate dal Decumanus maximus,  Porta principalis sinistra ( sul lato settentrionale),  Porta principalis dextera ( sul lato meridionale) collegate dal Cardus maximus.

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La Porta Praetoria

La più importante, e la meglio conservata,  delle porte romane di Aosta è la  Porta Praetoria, posta all’entrata orientale della città, in direzione dell’Arco d’Augusto e del ponte romano sul Buthier. Tra due corpi di fabbrica è inserita una doppia cortina di tre arcate  separate da una piazza d’armi; il passaggio sotto alle arcate centrali era carreggiabile, mentre quello sotto le arcate laterali era destinato ai pedoni. Per valutare la maestosità della costruzione e la sua altezza bisogna ricordare che il livello della città all’epoca romana era di circa 2.60 metri più basso rispetto a quello attuale. Sulla sinistra  una delle due torri che fiancheggiavano la porta  e che nel Medioevo diventò di proprietà dei signori di Quart.

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La Porta Decumana

Dalla Porta Decumana, a doppia cortina e a tre passaggi fiancheggiati da torri, iniziava il percorso che conduceva  al Piccolo San Bernardo. Utilizzata per tutto il medioevo e l’età moderna, essa fu demolita nel 1812 per risanare il quartiere e allargare la strada. I risultati di una serie di campagne di scavo condotte in quest’area hanno permesso di delineare la fisionomia originaria della struttura di epoca romana e di rendere visibile, nei locali interrati della Biblioteca regionale, la torre meridionale della porta. 


                               

La Porta Principalis dextera

La Porta Principalis Dextera si trovava nella cortina meridionale delle mura e permetteva di accedere alla campagna e al ponte sulla Dora situato in località Clérod di Gressan. Era ad un solo fornice carrabile, priva di cortile d’armi e affiancata da due torri. Nel medioevo la porta prese il nome di Béatrix; i visconti di Aosta, che controllavano tutta la cinta sud-occidentale delle mura, costruirono la loro casa forte sulle rovine di una delle torri romane che la fiancheggiavano. Nell’Ottocento con Alfredo d’Andrade iniziarono gli scavi per cercare la porta meridionale della città, mentre la completa messa in luce e la sistemazione di tutta l’area circostante risalgono al 1936.  Il complesso, denominato castello di Bramafam, mostra un bastione a pianta circolare, alla cui base sono ancora visibili i muri romani sui quali fu innalzato.

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La Porta Principalis sinistra

Dalla Porta Principalis Sinistra si snodava l’itinerario che portava al colle del Gran San Bernardo. Essa  all’origine presentava una planimetria analoga a quella della Porta Prætoria, ma nel I secolo d.C. venne notevolmente ridotta. Resti della porta furono visibili fino al 1843, attualmente è possibile osservare solo i resti dello spigolo sud est della torre orientale nei sotterranei del Museo Archeologico Regionale.

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Il Teatro romano

Il Teatro romano di Aosta è uno dei capolavori dell‘architettura provinciale romana dell’ Alto Impero. La monumentale parete traforata da arcate e da finestre è quanto si conserva della facciata dell’edificio, che si innalza per 22 metri. Restano inoltre solo i sei gradini inferiori della cavea, destinata  ad accogliere il pubblico. Si calcola che nel Teatro aostano potessero trovare posto alcune migliaia di spettatori.

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L’Anfiteatro romano 

L’Anfiteatro romano, a forma ellittica, misurava 86 metri in direzione nord-sud e 73 in senso est-ovest. Vi erano originariamente 60 arcate, oggi ne  restano  soltanto otto, incorporate in un muro di un edificio moderno, il convento delle suore di  di san Giuseppe. L’arena  è stata interamente sommersa dalle alluvioni del torrente Buthier ed ora è adibita a frutteto.. Si calcola che l’anfiteatro potesse contenere fino a 15.000  spettatori, una cifra considerevole e senza dubbio più elevata  del numero degli abitanti che si suppone   vivessero  nella colonia ( circa novemila).

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Il foro

 Il complesso forense, centro della vita politica e religiosa della colonia, è  ubicato  in prossimità dell’incrocio  tra le due vie principali della città romana, con il lato lungo occidentale gravitante sul cardo e  il lato breve meridionale, sul decumanus.  Il Foro di Augusta Prætoria si sviluppa su un’area con una naturale pendenza del terreno. Per risolvere il problema del dislivello venne adottata una soluzione a terrazza realizzando uno spazio superiore ed uno inferiore: quello sopraelevato definiva l’area sacra dove si ergevano due templi circondati da un criptoportico, quello più basso dava accesso all’area dedicata alle funzioni pubbliche dove, intorno alla piazza (platea), si affacciavano le botteghe, le tabernæ e gli uffici amministrativi. Dei templi restano solo alcuni elementi architettonici,  sparsi nell’area attigua, invece il criptoportico,  per le ottime condizioni di conservazione e lo spazio architettonico di grande suggestione visiva,  è uno dei prinicipali siti archeologici di Augusta Prætoria.


Il criptoportico

Al criptoportico, la costruzione che delimitava l’area di culto,  si accede dal giardino che si apre sulla piazza Giovanni XXIII. Si tratta di un edificio seminterrato dalla forma a ferro di cavallo quadrangolare, di circa 79 metri per 89,  costituito da un doppio corridoio con volte a botte sostenute da robusti pilastri in blocchi di calcare travertinoso, finemente intonacato e illuminato da finestre a bocca di lupo. Si sono fatte molte ipotesi sulla funzione del criptoportico di Aosta; a lungo si è pensato che fosse  un magazzino per  i viveri per la guarnigione e le truppe di passaggio. Secondo un’ipotesi più recente , gli architetti romani avrebbero voluto fornire con questa costruzione singolare, in una regione dal clima freddo e ventoso, un luogo più riparato per i frequentatori del foro.  

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